Il Narciso, Venezia, Pasquali, 1744

 ATTO QUINTO
 
 Torna la fonte col bosco.
 
 SCENA PRIMA
 
 LESBINO
 
 LESBINO
 
    A’ miei pianti, a’ miei lamenti
895pur rispondono le selve;
 piangon pure i sassi e l’onde;
 
    chi è cagion de’ miei tormenti
 sol non piange e non risponde.
 
 Eco, ninfa adorata,
900perché ti diè natura
 fra le beozie ninfe il più bel volto,
 fra le beozie ninfe il cor più fiero?
 Quasi voglia che sia
 pari alla tua beltà la tua fierezza
905e alla fierezza tua la pena mia.
 Eco, ninfa spietata,
 della neve e del marmo
 più candida e più fredda,
 com’esser può che tu non senta ardore,
910se tanto in me ne accendi?
 Certo il sen ti circonda
 tutta la Scizia e tutto il caspio verno;
 o pur ne’ tuoi begli occhi e nel mio core,
 tutto il suo foco ha consumato amore.
 
 SCENA II
 
 NARCISO e LESBINO
 
 NARCISO
 
915   Fugge il pino dal sordo scoglio
 per timor di naufragar.
 
    Sol io, pien del mio cordoglio,
 torno ancora a quella fonte
 ch’è cagion del mio penar.
 
 LESBINO
920Dove, o gentil Narciso?
 NARCISO
 Alla fonte, o Lesbino, anzi alla morte. (Torna a sedersi alla fonte)
 LESBINO
 (Qual mai dolor l’opprime?)
 NARCISO
 Oimè! Che volto è quel? Dove son giti
 delle purpuree gote,
925delle labbra vermiglie i bei colori?
 Chi v’ha tolto, o pupille,
 quel dolce raggio? Ov’è il sereno e il brio
 della fronte e del ciglio?
 Ah, che più non ravviso,
930in Narciso, Narciso.
 LESBINO
 (Ei sé stesso vagheggia e duolsi e piange!)
 NARCISO
 
    Tornate a serenarvi,
 bellissime pupille,
 o morirò.
 
935   Lasciate vagheggiarvi
 più liete e più tranquille.
 Sinché a pianger seguite,
 io piangerò.
 
 LESBINO
 (Come gli sviene in su le labbra il vezzo!
940E gli si oscura in su la fronte il ciglio!)
 NARCISO
 Ma così vil son io? Dov’è l’antica
 fermezza? E qual divenni? (Sorge dalla fonte)
 Spiriti generosi, in seno ancora
 rintuzzatemi ’l cor. Fuggiam... Ma dove?
945Fugge il cervo ferito e seco porta
 la piaga sua. Come potrò d’amore
 fuggir, se l’ho nel core?
 Ah, mio core infedel, poiché risolto
 sei tu di amar, ama chi devi almeno.
950Eco ha beltade, Eco ti adora ed Eco
 sia pur la fiamma tua; ne sarò pago.
 Deh, bellissima ninfa,
 dolcissima compagna, Eco, perdona.
 Vorrei né posso amarti. Ah, se non posso,
955ne incolpa il volto mio, non il mio core.
 Ho duol di non poterlo. Egli ti basti.
 Ma già scritta mi veggo
 la mia morte nel volto e in sen ne sento
 tutto l’orror e il mio destin mi chiama.
960Si compisca una volta
 la morte mia. Già vengo.
 Tu, tu, fonte che fosti
 la cagion perché io mora,
 servi di tomba alla mia morte ancora. (Si getta nella fonte)
 LESBINO
965Oimè! Ferma, Narciso. Oh troppo lento
 Lesbin, sugli occhi tuoi muor l’infelice,
 dall’acque ingorde oppresso. Acque spietate,
 più di quelle di Stige e di Acheronte.
 Voi... Ma qual nova sorge
970delizia agli occhi ed ornamento al prato?
 Certo Narciso s’è cangiato in fiore.
 Tu, che spunti dal suol, fiore odorato,
 nelle tue foglie il suo dolor sta scritto
 con un orror che piace,
975con un pallor ch’è vago.
 
 SCENA III
 
 ECO e LESBINO
 
 ECO
 
    Dov’è Narciso?
 Dov’è il mio amante?
 Ditel pietose,
 aure vezzose,
980fiorite piante.
 
 LESBINO
 Con qual coraggio, o ninfa,
 dirti potrò: «Narciso è morto»?
 ECO
                                                            È morto?
 Morto dunque è Narciso? E il cielo iniquo
 perire in quel bel viso
985lasciò della sua man l’opra più vaga?
 Ma dove son l’ossa adorate? E dove
 quel bellissimo volto? A me sol tocca
 l’ultimo onor del rogo.
 LESBINO
                                           Eccolo, o bella,
 cangiato in fior dalla pietà de’ numi.
990E dalle sponde istesse, ond’ei già cade,
 poiché in fiore rinacque,
 torna sé stesso a vagheggiar nell’acque.
 ECO
 O fior, che in te ritieni
 dell’antica beltà l’orme primiere,
995così mai non ti offenda
 turbine irato o incauto piè ti atterri,
 ne’ miei baci ricevi
 gli ultimi miei respiri. Oimè, perch’io
 tutta voce non sono
1000per dire i pregi tuoi, l’affanno mio?
 
    Or che morto è Narciso, (Si va cangiando in voce, ritirandosi fra gli alberi)
 in vita sì penosa, in tanto duolo,
 che più dimoro?... Moro.
 
    Sciogliersi miro
1005le membra languide;
 mancarmi sento
 il mio respiro... Spiro;
 e veggio solo
 l’aspetto orribile
1010del mio martoro.
 
 SCENA IV
 
 LESBINO
 
 LESBINO
 Qual denso vel, qual fosca nube, o ninfa,
 ti toglie agli occhi miei?
 Mio bel sole, ove sei?
 
    Sole amato, e dove sei? (Entra nel bosco in atto di cercar Eco)
1015Dove ascondi ’l bel sembiante?
 
    Qual di queste ombrose piante,
 qual ti tolse agli occhi miei?
 
 SCENA V
 
 Tempio di Venere.
 
 URANIO, CIDIPPE, coro di pastori e di ninfe
 
 CORO
 
    De’ nostri amanti,
 gran dea di Gnido,
1020rendi felici i cori.
 
    Con lieti canti,
 del tuo gran nume,
 del tuo Cupido
 diremo i sacri onori.
 
 URANIO
1025E pur ti stringo, o vita. Appena il credo,
 tanta è la gioia mia.
 CIDIPPE
                                       Parmi che il padre
 troppo sia lento.
 URANIO
                                 Ah temo
 tanta felicità che non mi fuga.
 CIDIPPE
 Sposo, di che più temi?
1030Questo sen, questo volto e qual io sono,
 tutta son tua, tua sarò sempre, o caro.
 URANIO
 O dolcissimi accenti! O gioia! O core,
 troppo angusto a capirla!
 CIDIPPE
 Solo in quella ch’io sento
1035l’aver sì tardi amato
 tanto amor, tanta fede, è il mio tormento.
 CORO
 
    De’ nostri amanti,
 gran dea di Gnido,
 rendi felici i cori.
 
1040   Con lieti canti,
 del tuo gran nume,
 del tuo Cupido
 diremo i sacri onori.
 
 SCENA VI
 
 TIRRENO e i suddetti
 
 TIRRENO
 Oh frali beni! Oh troppo
1045fugitive allegrezze! Oh morte acerba!
 CIDIPPE
 Padre.
 URANIO
                Che mai sarà?
 CIDIPPE
                                             Qual male arrechi?
 TIRRENO
 Son morti, oimè! Son morti
 l’onor di questi colli, Eco e Narciso.
 Il misero Lesbino
1050ne fu presente e a me piangendo il disse.
 Su, i giulivi apparati, i risi, i canti
 si cangino per doglia (Si apre il prospetto e vedesi un cielo)
 in funeste gramaglie, in nenie, in pianti.
 Ma qual novo portento! (Comparisce Narciso ed Eco)
1055Ecco dal cielo aperto in bianca nube,
 più del sol luminosa,
 scender a noi Narciso ed Eco, oh quanto
 e più lieti e più belli!
 
 SCENA ULTIMA
 
 NARCISO ed ECO in macchina e i suddetti
 
 NARCISO
 Ripigliate, o pastori,
1060la primiera allegrezza e non vi turbi
 l’esser privi di noi,
 sciolti dal mortal velo.
 ECO
 
    Godete pur, che noi godiamo ancora,
 voi lieti in terra e noi felici in cielo.
 
 CIDIPPE, URANIO A DUE
 
1065   Godiamo pur, se voi godete ancora,
 noi lieti in terra e voi felici in cielo.
 
 TUTTI
 
    Godiamo pur, se voi godete ancora,
 voi lieti in terra e noi felici in cielo.
 
 ECO
 
    Mio bel sol.
 
 NARCISO
 
                           Mia bella spene.
 
 CIDIPPE
 
1070Cara vita.
 
 URANIO
 
                     Amato bene.
 
 ECO, NARCISO A DUE
 
 Pur ti stringo.
 
 CIDIPPE, URANIO A DUE
 
                             E pur ti abbraccio.
 
 ECO, NARCISO A DUE
 
    Stringi...
 
 CIDIPPE, URANIO A DUE
 
                       Abbraccia...
 
 A QUATTRO
 
                                                         puoi.
                                               Quanto
                                                         vuoi.
 
 ECO, NARCISO A DUE
 
 Dolce è il nodo.
 
 CIDIPPE, URANIO A DUE
 
                               E dolce il laccio.
 
 ECO
 
    Dopo lunghi tormenti,
1075così in amor si giunge a’ godimenti.
 
 CORO
 
    Dopo lunghi tormenti
 così in amor si giunge a’ godimenti.
 
 TUTTI
 
    Di chi si stringe al petto
 il caro ben
1080non prova alcun tra noi
 gioia maggior.
 
    Godete, amanti eroi,
 del vostro amor,
 che al vostro almo diletto
1085gode ogni cor.
 
 Il fine del «Narciso»